Una scena quotidiana
Durante una mattinata in classe, capita che un bambino alzi la mano e chieda con curiosità:
“Perché Luca ha l’insegnante che lo segue sempre?”
Oppure: “Perché lui fa i compiti diversi dai nostri?”.
Sono domande spontanee, che nascono dall’osservazione. Per un insegnante, questi momenti possono trasformarsi in occasioni preziose per promuovere comprensione e inclusione.
Come spiegarlo con parole semplici

Non servono termini tecnici né spiegazioni complesse. Si può dire ai bambini che ognuno a scuola ha il suo modo di imparare. C’è chi va veloce con i numeri, chi ricorda meglio guardando immagini o disegni, chi invece ha bisogno di un po’ più di tempo o di un supporto in più. Non vuol dire che qualcuno valga meno: significa solo che non tutti percorriamo la stessa strada con lo stesso passo.
Perché è importante parlarne
Se non si danno risposte chiare, i bambini rischiano di crearsi idee sbagliate. Parlare di autismo in modo semplice:
- riduce pregiudizi e malintesi;
- aiuta a sviluppare rispetto reciproco;
- favorisce un clima sereno in classe, dove tutti si sentono accettati.
Alcuni esempi pratici
- La metafora dei superpoteri
Raccontare che ognuno ha “superpoteri diversi”: qualcuno sa leggere velocemente, qualcun altro ha una memoria eccezionale, altri ancora hanno bisogno di una guida speciale per usare al meglio le loro capacità.

- Attività di gruppo
Proporre ai bambini di disegnare “il proprio modo di imparare”. Questo fa emergere la diversità come valore e mostra che non esiste un solo modo giusto.

- Libri e storie illustrate
Utilizzare albi illustrati o materiali visivi per spiegare che alcuni compagni hanno bisogno di immagini o routine più chiare per sentirsi tranquilli.

Una riflessione personale

Come insegnante, mi accorgo che non è questione di spiegare una diagnosi, ma di insegnare a guardare con occhi diversi. Parlare di autismo ai bambini non significa entrare nei dettagli medici, ma educarli al rispetto.
La vera forza sta nel messaggio implicito: ognuno di noi appartiene al gruppo, anche se cammina con un passo diverso.
FAQ

È giusto dire ai bambini che un compagno è autistico?
Dipende dal contesto e dall’età. Non serve entrare nei dettagli, basta sottolineare che il compagno ha un modo diverso di imparare e che l’insegnante di sostegno è lì per aiutarlo.
E se un bambino prende in giro il compagno?
È un’occasione educativa per fermarsi, spiegare che le differenze non sono un difetto e guidare il gruppo verso un atteggiamento di rispetto.
Qualche riflessione per chiudere
Spiegare l’autismo ai bambini non significa dare etichette, ma creare ponti. Le parole giuste, semplici e rispettose, possono aprire la strada a una classe più unita.
Nel mio libro Colora e Impara ho inserito routine illustrate che aiutano a capire meglio il concetto di diversità: strumenti semplici che permettono ai bambini di orientarsi, sentirsi sicuri e vivere le differenze come parte naturale della vita scolastica.


Se Lo facessero con garbo gli insegnanti di materie e di sostegno nella scuola pubblica eviterebbero i genitori di portare il bimbo in scuole speciali ..Nella scuola pubblica non c’ e’ attenzione per questi soggetto che vorrebbero invece partecipare come compagni.Ci sono docenti di sostegno ma costoro non fanno nulla per integrare il bimbo con gli altri bimbi.
I sostegni e quasi tutti i docenti non coinvolgono il bimbo a giocare con i compagni e spesso parte proprio da chi dovrebbe favorire l’ inserimento a rendere grave integrazione e poi il loro sparlare a vanvera con i genitori dei bimbi che costituiscono la classe .E come sovente avviene il bimbo particolare non partecipa ai giochi in comnue e non viene invitato nelle feste dei compleanni di cui il bimbo particolare si sente diverso, nonostante. manifesti in piu’ occasioni il piacere di stare bene con i compagni .Il risultato resta negativo perche’viene escluso nei giochi e nelle feste dei compleanni., e il bimbo avverte il distacco dei suoi compagni e anche nell’ambito aula. Questa situazione non aiuta l’ inserimento nell’ ambito classe ma danneggia fortemente il comportamento del bimbo e i suoi pensieri.ok? Datevi tutti una regolata perche’ la scuola deve favorire l’integrazione sociale e l’ istruzione ok?
La ringrazio di cuore per il suo commento. Capisco bene ciò che scrive, perché nella scuola, come in ogni lavoro, ci sono situazioni che possono essere migliorate e persone che riescono più o meno a farlo con sensibilità.
Il mio blog e il libro Colora e Impara nascono proprio con l’intento di dare un piccolo contributo reale, condividendo esperienze e strumenti che possano aiutare chi, a casa o a scuola, cerca di capire meglio il mondo dei bambini nello spettro autistico.
Non c’è una ricetta perfetta, ma credo molto nel valore dei gesti semplici e nella collaborazione tra chi ogni giorno prova a fare la propria parte, con onestà e cuore.